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Stress e Ansia. Impariamo a conoscerli e a gestirli

Stress e ansia oggi sono considerate le malattie dei tempi moderni e tutti siamo sempre più consapevoli degli effetti che possono avere sulla nostra salute psicofisica

La vita frenetica che conduciamo, specialmente nelle grandi città, ci espone costantemente a una serie di agenti stressanti che minano gravemente la nostra salute. Siamo costretti a correre tutto il giorno per riuscire a far rientrare nelle 24 ore tutti gli impegni che la vita “ci impone”: traffico, lavoro, pasti veloci, figli da accompagnare e prelevare a scuola, poi in palestra, la spesa, la cucina, la casa, gli amici e il tempo per dormire diventa sempre più esiguo. Ci costringiamo a ritmi impossibili e quando è sera si è stanchi, stressati, stremati. Abbiamo fatto tante cose, ma non siamo riusciti a ritagliare un momento per noi stessi, a dedicarci qualche minuto per permettere al nostro corpo di rilassarsi e ricaricarsi.

Ma il nostro corpo sa quando è il momento di fermarsi per recuperare energia e ce lo comunica come può: mal di testa, mal di schiena, dolori addominali, tachicardia, disturbi del sonno, disorientamento, depressione, ecc. sono tutti campanelli di allarme che richiedono di essere presi in considerazione.

Quando i segnali del corpo diventano troppo insistenti, proviamo a “zittirli” con qualche farmaco adatto (un antidolorifico, un ansiolitico, un antidepressivo), eliminiamo il sintomo e andiamo avanti per la nostra strada. Per un certo periodo riusciamo a sopportare i ritmi, ci adattiamo migliorando anche la nostra capacità di resistenza allo stress. Ma quando la situazione stressante si protrae in modo abnorme, l’organismo non può resistere oltre e la persona crolla in uno stato di “esaurimento” che può comportare stati ansiosi, attacchi di panico, eccessiva tristezza. L’accumulo di tanto stress e tensioni comincia a trovare sfogo attraverso alcune zone del corpo, quelle più sensibili ed elettive per determinate manifestazioni psicosomatiche.

 

Cos’è lo stress? E l’ansia? Come si manifestano? E soprattutto come gestirli? Esaminiamo questi aspetti.

 

Stress

Il termine “stress” fu usato inizialmente in ingegneria per indicare la tensione, lo sforzo cui viene sottoposto un materiale rigido in condizione di sollecitazione. Lo scienziato canadese H. Selye (1936) introdusse questo termine in medicina per definire la reazione biologica caratterizzata dall’attivazione dell’asse ipofisi-corticorticosurrene. Egli notò anche che la reazione di stress era aspecifica, cioè indipendente dalle caratteristiche e dal tipo di stimolo che lo provocava. Questo significa che qualsiasi tipo di stimolo agisca sul proprio organismo provocherà un’attivazione biologica aspecifica che determinerà una "reazione di stress". Ogni tipo di stimolo può costituire un agente stressogeno o stressante. Sono definiti "stressanti" tutti i pericoli cui è continuamente esposto l’organismo. Tra i più comuni: i microbi e i virus, il caldo e il freddo, la fame, la sete, lo smog, i rumori, la radioattività, l’inquinamento elettromagnetico, ecc. Questi sono tutti stressanti fisici ai quali il proprio corpo è normalmente esposto: essi possono attaccarlo e deteriorarlo indipendentemente dalla propria reazione psicologica. 

Esistono poi una serie di stressanti mentali che possono presentarsi nella vita. Ci riferiamo a situazioni psicologiche e sociali come l’insicurezza finanziaria, un matrimonio infelice, la scarsità di contatti sociali, le difficili condizioni di lavoro che possono produrre un malcontento persistente.

Le persone reagiscono in modo diverso agli aspetti stressanti. Infatti, c’è chi possiede una buona resistenza psicologica e un’adeguata capacità di adattamento allo stress quotidiano; c’è chi invece vede pericoli dappertutto e la sua vita diventa un’afflizione continua: una suocera difficile, un principale esigente, i compagni che prendono in giro, ecc. Sono tutte situazioni che possono provocare stress e malattie, allo stesso modo di microbi, malnutrizione o freddo persistente.

 
Ansia

Lo stress e l’ansia sono interconnessi. Il loro rapporto si evidenzia chiaramente nelle reazioni ansiose provocate da eventi o situazioni stressanti che possono portare allo sviluppo di un disturbo d’ansia generalizzato, fobie o disturbo da attacco di panico. Ma cos’è l’ansia? Lo Zingarelli (1998) la definisce: “Stato emotivo spiacevole, accompagnato da un senso di oppressione, eccitazione e timore di un male futuro, la cui caratteristica principale è la scomparsa o la notevole diminuzione del controllo volontario e razionale della personalità”. E’ un sentimento penoso, sgradevole, di pericolo imminente alla nostra integrità, associata a una condizione di allarme e di paura che compare in assenza di un pericolo autentico o, comunque, in modo sproporzionato rispetto a eventuali stimoli scatenanti. 
In ciascun individuo è sempre presente un certo stato d’ansietà, ecco perché si parla di ansia psicologica e ansia patologica. 

Per "ansia psicologica" si intende quel “sistema di allarme” fisiologico utile alla sopravvivenza della specie. E’ esperienza umana comune sentirsi un poco ansiosi in prossimità di una prova o di un esame: entro certi limiti l’ansia permette di migliorare le prestazioni, consentendo di utilizzare al meglio tutte le risorse disponibili. Quindi un buon livello di ansia può essere stimolante; indica che la prestazione che ci accingiamo a dare è molto importante per noi e siamo concentrati al massimo su quanto stiamo per fare. Se, però il livello d’ansia aumenta al punto da essere esagerato rispetto al compito, avremo l’effetto contrario e non riusciremo a ottenere dei buoni risultati. 

Nell'"ansia patologica" la persona vive una particolare sensazione indefinita: egli non riesce a definire concretamente il pericolo da cui si sente minacciato, vive una condizione di apprensione e una penosa sensazione d’impotenza, di debolezza di fronte a una minaccia che percepisce come immediata. Può sperimentare così una serie di sintomi fisici (irrequietezza motoria, palpitazioni, tachicardia, tremori, sudorazione, bocca secca, sensazione di "mancanza d’aria", senso di vertigine e di sbandamento, nodo alla gola, disturbi gastrointestinali, nausea, cefalea da tensione, ipertensione sistolica, vampate di caldo e altri malesseri fisici), uniti spesso a sintomi psichici (preoccupazione, senso di attesa, aumento di tensione, senso di paura per la previsione di un pericolo, ipervigilanza, stato di allarme, affaticabilità, distraibilità, difficoltà di concentrarsi, disturbi della memoria e del sonno). Questa condizione impedisce un ragionevole benessere emotivo e ostacola l’efficienza nella vita. In questi casi l’ansia, anziché favorire l’adattamento della persona all'ambiente, lo peggiora e rende necessario un intervento terapeutico.

Come affrontare stress e ansia

I trattamenti e le tecniche disponibili per affrontare e ridurre lo stress, per curare i disturbi di ansia che da esso conseguono, sono numerosi: psicoterapia, trasformazione dei propri pensieri, terapie farmacologiche, varie tecniche di respirazione, tecniche di rilassamento, training autogeno, meditazione, ecc. 
Ovviamente, il rimedio ideale contro lo stress sarebbe quello di intervenire direttamente sulle situazioni stressanti, minimizzandole o addirittura eliminandole. Purtroppo questo non è sempre possibile sia perché alcuni eventi restano comunque altamente stressanti, come la morte di un parente stretto, il divorzio, un incidente, ecc, sia perché molte fonti di stress non sono eliminabili (ad esempio il traffico per raggiungere il posto di lavoro). 

Comunque nella gestione dello stress, è di primaria importanza il discorso delle preferenze personali: un certo tipo di trattamento può essere ottimo per una persona, ma risultare di difficile accettazione e poco efficace per un’altra. Ecco perché, non solo per lo stress e disturbi d’ansia, ma per qualsiasi tipo di disturbo psicologico è necessario che l’approccio terapeutico sia di tipo integrato, che integri cioè diversi tipi di trattamenti (ad es. psicoterapia associata a tecniche di rilassamento, oppure farmaci combinati con psicoterapia, ecc.). 

Ogni persona può scegliere il metodo di cura più adeguato al suo problema in base ad alcuni fattori strettamente personali: l’età, la gravità del disturbo, il desiderio di avere una soluzione "pronta" e "facile" attraverso il farmaco, la volontà a comprendere il significato dei sintomi e ad imparare nuovi modi di affrontare il problema attraverso la psicoterapia, la disponibilità a lavorare sulle reazioni fisiche attraverso tecniche di respirazione e rilassamento, esercizi di mindfullness.

Pubblicato su ILNOLANO.IT in data 15/10/2010 (Rubrica Spazio Psicologia)



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Commenti

Lilia
Lilia
Vorrei concludere questa relazione ma non riesco ad andarmene per paura di ciò che verrà dopo.
Economicamente sono debole e perderei tutto ciò che avevo costruito per la serenità dei miei figli.
Lui mi ha tradita, ingannata, trattata senza rispetto tante volte, altre volte ha cercato di dimostrare di essere un uomo presente.
Ora stiamo facendo un percorso psicologico per.il bene dei nostri figli.
Se non fosse per i bimbi sarei già andata via anni fa.

Piexe
Piexe
Stessa situazione di Erika (primo commento). Separazione con figlio piccolo. Lei probabilmente non mi ama a più da tempo ma è scoppiata quando abbiamo comprato casa lontano dai suoi genitori.
Il bambino è pure per me l'unico momento di gioia.
Dicono che con il tempo si superi.. non credo sia realmente vero se ci sono in mezzo bambini..

Erika
Erika
Mi sono separata da maggio di questo anno.
All inizio non mi sembrava vero.
Abbiamo un bambino insieme e ci dobbiamo vedere per forza.
Lui vuole stare da solo ed è cambiato con me, credo che non sia innamorato, anzi ne sono sicura. Io soffro per questo. Inoltre mi sento tanto sola ed ho perso interesse per molte cose che prima mi davano carica. Solo mio figlio mi rende felice. Ma io dentro sento inquietudine. Non posso sapere quanto durerà questo sentimento che mi opprime, lo sento alla bocca dello stomaco.

Tiziana
Tiziana
Descrizione molto chiara e precisa di grande aiuto ,,,semplice e ben fatta.

Irena
Irena
Volevo capire come si può smettere di mangiarmi le unghie grazie mille

Serena
Serena
Bellissimo articolo dottoressa, i miei più vivi complimenti. Condivido pienamente.

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