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Le paure nell'infanzia e nell'adolescenza

Le paure sono frequenti nella vita dei bambini e cambiano in base all'età. Come gli adulti possono reagire per aiutare i propri figli

La paura è antica quanto l’uomo. Essa può venire considerata come un meccanismo autoprotettivo utile alla crescita del bambino, in quanto attiva alcune reazioni che servono a difenderlo dai potenziali pericoli che provengono dall'ambiente. Le paure sono frequenti nella vita dei bambini e cambiano in base all'età: se nell'infanzia ci si trova di fronte a paure di tipo più “irrazionale” (mostri e fantasmi), crescendo esse divengono sempre più complesse ed articolate, interessando la sfera sociale e relazionale (ad es. la paura di apparire inadeguati). La paura può diventare patologica quando si attiva senza che vi sia un pericolo reale, o quando si manifesta con una intensità eccessiva, decisamente sproporzionata allo stimolo che l’ha provocata.


Le paure più frequenti nell'età evolutiva

La paura del buio è certamente una tra le più comuni nell'infanzia e può manifestarsi in relazione alla paura di addormentarsi o comparire in maniera indipendente. Il bambino può iniziare a piangere al momento di spegnere la luce, chiedendo ai genitori di lasciare una luce accesa per favorire l’addormentamento.
Molto frequente è anche la paura per gli animali (serpenti, ragni, uccelli, topi, gatti e cani) che può essere vissuta con senso di vergogna e può scomparire/affievolirsi quando l’animale si allontana e scompare dalla vista. La paura dei grossi animali (il cane, il cavallo) è frequente tra i 3 e 5 anni. 
Altre paure infantili riguardano [bold: l’ambiente naturale] (lampi, tuoni, vento ed oscurità) e le persone: la paura dell’estraneo è una tra le prime a comparire, intorno agli 8 mesi.

Verso gli 8 anni, spesso in concomitanza con un lutto più o meno grave in famiglia o in occasione della morte di un animale domestico, può comparire nel bambino anche la : paura della morte.
Abbastanza frequente è anche la paura delle malattie, cui può accompagnarsi la paura del dottore. Quest’ultima può essere meglio compresa e spiegata se si pensa che una visita medica può comportare una separazione dai propri genitori e risvegliare – soprattutto nei bambini più piccoli - il timore di essere abbandonato.

Molto diffusa è anche la paura della scuola. Soprattutto all'inizio del percorso scolastico, i bambini possono piangere lungo la strada o aggrapparsi ai genitori al momento della separazione. Alcuni poi una volta entrati in classe appaiono inconsolabili, piangono a lungo, non partecipano attivamente alle attività scolastiche.  Nella maggior parte dei casi la paura regredisce rapidamente, ma, se non espressa dal bambino e non colta dall'adulto, può protrarsi o riproporsi negli anni successivi.

In ultima analisi vanno considerate quelle paure che si sviluppano in seguito a specifici eventi traumatici di cui il bambino o l’adolescente sono direttamente o indirettamente – spesso attraverso i mass media - spettatori. Gli eventi scatenanti, improvvisi e fortemente stressanti, possono essere rappresentati da episodi di violenza cui il bambino assiste, disastri naturali, attentati terroristici, guerre. La paura che colpisce i più giovani in queste circostanze può generare uno stato di confusione, di smarrimento ed impotenza.


Cosa possono fare gli adulti

I bambini crescendo acquisiscono capacità cognitive ed emotive che gli consentono di gestire una paura in maniera autonoma: cambiano i contenuti delle paure, ma anche le modalità per farvi fronte. Perché ciò sia possibile, tuttavia, è necessario, o perlomeno auspicabile, che un adulto significativo si ponga nei confronti del bambino come una fonte di supporto emotivo e cognitivo: genitori ed insegnanti possono non solo aiutare il bambino a valutare cognitivamente il pericolo e l’adeguatezza della propria reazione, ma anche insegnare ad affrontare le situazioni che più generano ansia.
E’ necessario quindi che gli adulti siano attenti all'insorgere di una serie di segnali che possono accompagnare l’emergere di una paura: si tratti di pianti più o meno intensi e prolungati, di incubi notturni o dell’isolamento nelle attività di gioco e nei processi di socializzazione.


Consigli ai genitori

Suggeriamo alcuni atteggiamenti che possono favorire la soluzione dei problemi. O quanto meno preparare un terreno adatto alla loro soluzione.

  • Prestare particolare attenzione ai propri figli nei momenti di crisi o di passaggio (nascita di un fratello/sorella, ingresso in una nuova scuola, trasloco della famiglia, lutto ecc.).
  • Trovare sempre il tempo necessario per stare con loro concedendosi calma e tranquillità.
  • Ascoltare i racconti del bambino senza sminuirli attraverso frasi del tipo "non c’è nulla da temere", “non è successo niente”. E’ importante che il bambino impari a parlare delle sue paure e a chiedere aiuto.
  • Prendere sul serio le paure dei figli e parlarne con loro utilizzando un linguaggio adeguato alla loro età (non da adulti).
  • Aiutare il bambino a dare un nome alle proprie emozioni. Questo gli consente di sentirsi accolto nei suoi bisogni e rispettato.
  • Favorire l’espressione delle emozioni e delle paure anche tramite il disegno, il gioco e la drammatizzazione.
  • Scegliere accuratamente anche con i propri figli, letture e favole specifiche (da affrontare da soli o con i genitori), grazie alle quali possano comprendere ed elaborare le loro paure
  • Essere attenti ed interessati alla loro vita relazionale, confrontandosi con educatori, psicologi ed insegnanti.
  • Essere decisi e sicuri nell'educazione alle regole che si ritengono fondamentali; la mancanza di queste e l’incoerenza provocano paura ed insicurezza nei confronti dell’ambiente.
  • Evitare di usare espressioni quali "ormai sei grande..." o "cerca di fare l’ometto...". Certe affermazioni, infatti, finiscono per responsabilizzare troppo i bambini rischiando di farli sentire inadeguati.
  • Le paure diminuiscono se sentiamo di poterle controllare. Ricordiamo ai bambini che possono ad es. chiudere gli occhi o spegnere il televisore se un’immagine è troppo forte e fonte di ansia].
  • Prestare particolare attenzione alle nostre reazioni; i bambini ed i ragazzi sono influenzati dal nostro comportamento e la paura può essere molto contagiosa.
  • Fare attenzione al contenuto e alle modalità degli scambi verbali in famiglia o con gli amici: certe affermazioni per noi banali possono influenzare il pensiero dei bambino o dei ragazzi ("non si può stare sicuri neanche a casa propria", "ho il terrore dei cani").
  • Se eccessive, prendersi cura delle proprie paure chiedendo aiuto ad un esperto psicologo, così da diventare un valido supporto per i propri figli

Mi occupo da diversi anni di parent training e sostegno alla genitorialità. Di grande efficacia per il trattamento delle paure e delle fobie è la Terapia EMDR.

Articolo pubblicato su Tablò, Giornale di Acerra, Febbraio 2016



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