L’eritrofobia (dal greco erithros, rosso), nota anche come ereutofobia (dal greco rossore), è la paura ossessiva di arrossire.
Di per sé l’arrossire delle guance è un fenomeno non patologico che può verificarsi in seguito ad uno sforzo fisico, dopo un’esposizione al calore, per effetto dell’alcool, in seguito a un fenomeno irritativo della pelle o anche per un’attivazione emotiva. In particolar modo ci possiamo “scaldare” per un momento di rabbia o più comunemente per timidezza: ad esempio durante una conversazione, quando si tocca un argomento delicato, quando abbiamo l’impressione di essere attaccati o derisi, se ci troviamo a parlare con persone il cui giudizio per noi ha molta importanza.
Mentre si fa poco caso e si trascura il rossore che si manifesta sul volto dopo una lunga corsa, l’avvertire la “vampata” che sale sulle guance mentre stiamo parlando con una persona può generare talvolta forte disagio. Come mai?
La paura di arrossire, spesso sintomo di ansia sociale, deriva principalmente dal timore del giudizio altrui. Il fatto di sentirsi sotto osservazione – e quindi anche giudicati – dagli altri, porta a vivere il rossore come segno di debolezza, di inferiorità, di insicurezza. Arrossire diventa l’equivalente di fare una brutta figura e di essere derisi.
La condizione frequentemente correlata alla paura di arrossire è la sensazione di vergogna e il timore di apparire fragili, vulnerabili,scoperti, a cui consegue, quando si è in pubblico, un auto-monitoraggio, un controllo pressoché continuo che ha lo scopo di verificare che non si mostrino segni di arrossimento, oppure che gli altri non se ne siano accorti. L’idea che altri possano notare il rossore genera a sua volta imbarazzo. A questo punto la paura, se non ben gestita, rischia di creare un'ansia anticipatoria che innesca la risposta fisiologica dell’arrossire. Si crea così un circolo vizioso dove più pensiamo di arrossire, più arrossiamo.
Quali sono le conseguenze?
Chi prova queste paure tende a mettere in atto svariate soluzioni per fronteggiare il problema che finiscono per alimentarlo piuttosto che ridurlo. Le più comuni sono:
- l’ipervigilanza e il controllo esasperato delle proprie reazioni nelle situazioni temute, cosa che produce una forte preoccupazione e genera la profezia che si autoavvera, ovvero la perdita del controllo (il cercare di controllare le reazioni involontarie finisce per alterarle);
- l’evitamento di quei luoghi affollati che fanno sentire la persona a disagio (evitare rende più incapaci di affrontare le situazioni temute);
- l’uso di precauzioni, quali stare in posti dove c’è ombra, coprirsi il volto, uso di creme o fondotinta speciali, ricorso a lampade abbronzanti, per ridurre la manifestazione del problema.
Come curare l’eritrofobia
In base alla gravità del disturbo esistono diverse opzioni terapeutiche con le quali si può trattare l’eritrofobia: psicoterapia, tecniche di rilassamento, farmacoterapia. Ognuna di queste cure può essere usata singolarmente o combinate tra loro.
La psicoterapia è efficace quando si avvale in maniera integrata di tecniche cognitive, comportamentali ed esperienziali con lo scopo di modificare il circolo vizioso dell’ansia sociale, lavorare sull'autostima del paziente e sui significati personali che sono alla base del rossore, della vergogna e dell’imbarazzo. La psicoterapia è finalizzata ad aiutare l’individuo a condurre una vita più serena e in armonia con gli altri.
Spesso la psicoterapia viene associata alle tecniche di rilassamento quali training autogeno, esercizi di respirazione, yoga e rilassamento progressivo. Tali trattamenti aiutano il paziente a gestire l’ansia, la tachicardia e ad acquisire un maggiore senso di autoefficacia.
La terapia farmacologica è consigliata per i casi più gravi. I farmaci vengono solitamente utilizzati per controllare i sintomi di patologie correlate all'eritrofobia come ad esempio la depressione e l’ansia. I farmaci più utilizzati per il trattamento dell'eritrofobia sono le benzodiazepine, gli antidepressivi e i betabloccanti.
La terapia veramente efficace nella cura dell’eritrofobia resta nel tempo il lavoro su se stessi e l'aiuto psicologico. Il paradosso è che è meglio rinunciare al desiderio di non arrossire, rinunciare al controllo, imparare ad esprimere le proprie emozioni e di conseguenza ridimensionare gli episodi di rossore/vergogna.
Pubblicato su Tablò, Giornale di Acerra, Aprile 2016
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