Sono ormai diversi anni che molti genitori si rivolgono al pediatra, allo psicologo e al neuropsichiatra infantile per il proprio figlio perché non sta mai fermo, non riesce a concentrarsi, a mantenere l'attenzione su un compito e controllare l'impulsività sia verbale che motoria. I genitori lo descrivono come un bambino immaturo, difficile da gestire a casa, a scuola e in altri ambienti. Questa descrizione è tipica dei bambini che soffrono del "disturbo da deficit di attenzione e iperattività"(ADHD), cioè di uno specifico quadro clinico caratterizzato da disattenzione, iperattività e impulsività. Le sue manifestazioni compaiono durante i primi anni di vita, cambiano con la crescita e alcuni sintomi possono persistere nell'adolescenza e nell'età adulta.
La disattenzione si manifesta soprattutto come una difficoltà a concentrarsi e a mantenere l'attenzione su compiti scolastici o su attività di gioco: il bambino si lascia facilmente distrarre da stimoli estranei (rumori occasionali, compagni ecc.), ha difficoltà a prestare attenzione ai particolari e compie molti errori di distrazione soprattutto in tutte quelle attività che richiedono uno sforzo mentale protratto nel tempo.
L'iperattività si manifesta invece con la necessità del bambino di essere sempre in movimento, di passare rapidamente da un'attività ad un'altra e con la difficoltà di rimanere seduto, di giocare e di dedicarsi ad attività piacevoli in modo tranquillo.
Il comportamento iperattivo è spesso associato all'impulsività che si manifesta con la difficoltà ad attendere il proprio turno e a rispettare le regole nel gioco o in altre attività, a rispondere precipitosamente alle domande spesso prima che queste vengano completate e ad essere frequentemente invadente nei confronti sia dei coetanei che degli adulti.
Qual è la differenza tra un bambino vivace e uno con ADHD?
Tutti i bambini, soprattutto in età prescolare e scolare, possono presentare i comportamenti sopradescritti: correre, saltare, arrampicarsi, avere difficoltà a concentrarsi, a mantenere l'attenzione su un compito e rispondere impulsivamente; queste sono tutte caratteristiche tipiche dell’età evolutiva. Il bambino con ADHD è quello in cui la vivacità e la disattenzione sono eccessive, di intensità e frequenza tali da influire negativamente sul profitto scolastico, sulle relazioni sociali con i coetanei e con gli adulti, predisponendolo a forme di disagio sociale. I soggetti con ADHD possono presentare altri problemi: disturbo dell'apprendimento (12%) disturbi della condotta (25,7%), disturbo oppositivo provocatorio (35,2%), disturbo dell'umore (18,2%), disturbi d'ansia (25,84) e sono altamente a rischio per incidenti, ponendosi spesso in situazioni pericolose.
Alla luce di quanto esposto fino ad ora, appare estremamente importante fare una diagnosi corretta e tempestiva.
La diagnosi di ADHD
I sintomi in genere si manifestano prima che il bambino inizi ad andare a scuola, anche se di solito la diagnosi non viene posta prima dei 9 anni. Secondo i criteri del DSM-5 è necessario che alcuni sintomi siano presenti prima dei 12 anni.
Questi comportamenti interferiscono con molti aspetti della loro vita, inclusa la scuola, le relazioni familiari e la vita sociale. Generalmente questi comportamenti vengono mantenuti anche durante l'adolescenza e oltre, anche se con il passare del tempo possono modificarsi di intensità. In alcuni casi i sintomi si possono affievolire con l'adolescenza e molti pazienti con ADHD si stabilizzano, diventando persone "normalmente attive" e validi studenti. Altri invece iniziano a utilizzare sostanze o presentano comportamenti da delinquente. Nell'età adulta possono continuare a presentare problematiche interpersonali, abuso di alcol o di sostanze o disturbi di personalità. Gli adulti possono inoltre presentare difficoltà di concentrazione, disorganizzazione, impulsività, labilità emotiva, iperattività, frettolosità e scarsa tolleranza allo stress.
Per porre la diagnosi di ADHD nessun singolo test è sufficiente. La diagnosi è un processo complesso e deve essere effettuata da diversi professionisti (pediatra, neuropsichiatra infantile, psicologo). Si può porre diagnosi di ADHD dopo aver:
- raccolto informazioni sul bambino, sul suo comportamento e sull'ambiente;
- escluso la presenza di altre malattie, situazioni o eventi che possono causare comportamenti temporanei che mimano i sintomi di ADHD (ad esempio problemi di udito, i problemi di salute che interessano pensiero e il comportamento, difficoltà di apprendimento, ansia o depressione, cambiamento significativo e repentino delle condizioni di vita come la morte di un membro della famiglia);
- posto molta attenzione sul comportamento del bambino in situazioni diverse;
- valutato le abilità intellettive e il rendimento scolastico.
Non esiste un trattamento assoluto per l’ADHD, ma è fondamentale aiutare il paziente a controllare i propri sintomi e a costruire nuove abilità comportamentali. Perché sia efficace deve basarsi sulle risorse del bambino e della sua famiglia.
Deve inoltre essere multimodale, cioè deve comprendere interventi a casa, a scuola, possibilmente alcuni farmaci e una terapia individuale.
Articolo pubblicato su Tablò, Giornale di Acerra, Gennaio 2018
Lascia un commento
Il tuo indirizzo email non sarà pubbblicato