Adolescenti e pandemia
Giovanna Perricone, presidente della Società Italiana di Psicologia Pediatrica definisce così la situazione del momento: "Gli adolescenti hanno vissuto diverse fasi. La prima è stata stata caratterizzata da un grande stupore, all'inizio hanno provato un certo interesse nel vivere questa esperienza nuova, godendo anche un po' del fatto che prevedesse una diminuzione dell'impegno scolastico. Ma subito dopo si è sviluppata una seconda fase che ha comportato il fatto che iniziassero a ritirarsi sempre di più in sé stessi e in questa situazione di isolamento. Anche se non riescono a percepire dove li condurrà questa situazione, hanno la netta percezione di stare male, di vivere e di essere in una situazione di disagio".
Quali i rischi osservati nei ragazzi
Il ritorno a scuola a settembre è stato vissuto con grande entusiasmo dagli adolescenti. "Riprendere le relazioni, costruire di nuovo una quotidianità è stato un momento positivo per i ragazzi". Ma il nuovo lockdown ha comportato il ritorno a fare lezione dietro gli schermi dei computer e il ritorno a costruire una vita sociale fatta di messaggi su Whatsapp e like su Facebook e Instagram. Giovanna Perricone aggiunge: "Con il lavoro svolto con la Sipped, tramite gli sportelli telefonici e quelli da remoto, abbiamo avuto una panoramica molto chiara e soprattutto molto preoccupante della situazione: ci siamo resi conto che si sono riattivate le dipendenze dai social, in maniera davvero esorbitante, e che si sono spenti certi entusiasmi che invece sono o dovrebbero essere tipici dell'adolescenza". Meno voglia di discutere, meno partecipazione: il Coronavirus ha spento i moti principali degli adolescenti.
"Si è perso l'obiettivo di esserci nelle cose. Sul territorio, nei rapporti, nella idea di come si potrebbe gestire la res publica.
È diminuita l'attenzione alla relazione e alla costruzione dei rapporti e del gruppo, che è invece una nota dominante, nel bene e nel male, nell'adolescenza e nella preadolescenza".
In questo momento storico il presente è diventato arido, ma è anche estremamente difficile per i più giovani immaginare il proprio futuro.
"Il momento infatti ci impone di impiegare modelli di psicologia incentrati sul qui e ora. Noi come psicologi a contatto con gli adolescenti e i bambini non possiamo lavorare sul passato, dobbiamo attivare protocolli per riportare i giovani al timone della loro età e lavorare sul problema del presente e proiettarli verso il futuro".
Anche gli smartphone rappresentano un problema in questo momento per gli adolescenti.
"Smartphone e social sono una vera e propria dipendenza – spiega preoccupata la psicologa – nella realtà virtuale gli adolescenti cercano la possibilità di gestire delle situazioni. Per questo motivo dovremmo cercare di portare la tensione che regge la motivazione nel virtuale, nella realtà".
Poi ci sono i rischi di cadere in altre dipendenze: "C'è anche il pericolo di diventare dipendenti dall'alcol, una problematica che si è anticipata nel tempo rispetto al passato".
Cosa fare?
"Dobbiamo lavorare e sostenere fortemente i genitori in questo. C'è bisogno di lavorare sulle capacità dei ragazzi di sviluppare capacità come agency (capacità di agire attivamente) e problem solving. Dobbiamo aiutarli nell'imparare a vedere e riconoscere le proprie risorse e insegnare loro a metterle in campo". E sul nuovo protocollo tra il Ministero dell'Istruzione, il Consiglio Nazionale dell'Ordine degli psicologi e gli uffici scolastici regionali, per la creazione di sportelli di ascolto nelle scuole, la dottoressa Perricone è critica: "In questo momento nelle scuole servono gli psicologi per sviluppare delle condizioni che favoriscano le relazioni, per favorire il dibattito e per stimolare nei ragazzi la loro capacità di essere nelle cose e nelle relazioni, di gestire un'idea. Credo sia meno utile e anche meno in linea con il compito della scuola, che non è quello di strutturare rapporti uno a uno, la creazione di sportelli dove c'è il confronto tra due singoli".
Accompagnare, orientare, guidare i ragazzi alla scoperta di un orizzonte che esiste e che è ancora possibile:
"È fondamentale che i ragazzi (in aula e a scuola) valutino e siano consapevoli di tutte le possibilità che il futuro ha da offrirgli".
Cosa possono fare i genitori
In questi tempi essere adolescenti non è un lavoro facile, ma altrettanto complicato è essere genitori. I genitori vanno sostenuti e orientati psicologicamente, devono ricercare il confronto sulle loro preoccupazioni per gestire le difficoltà del momento. Come suggerisce giustamente Perricone: "L'obiettivo principale in questo momento per ogni madre e padre di adolescente deve essere quello di riportare i ragazzi alla guida delle loro vite. Devono risvegliare in loro l'agency, la capacità di discutere. Devono animare confronti serrati, creare degli spazi in cui far venire fuori la capacità e la voglia nei ragazzi di essere protagonisti di un dialogo. È questo il mestiere dell'adolescente: contrastare, discutere e anche attaccare i propri genitori. Tiriamoli fuori dall'indifferenza".
Sostenere quindi i genitori per aiutarli a sostenere i loro figli e superare insieme le difficoltà nuove legate al momento storico che tutti stiamo vivendo.
Intervista estrapolata da donnafanpage.it
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