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Le 7 regole d'oro per educare i bambini

I consigli del Neuropsichiatra Infantile Giovanni Bollea

Genitori e Figli

Giovanni Bollea (Cigliano, 5 dicembre 1913 – Roma, 6 febbraio 2011) è stato uno psichiatra e medico italiano, padre della moderna neuropsichiatria infantile (NPI). Fu fondatore e direttore dell'Istituto di neuropsichiatria infantile a Roma e primo presidente della Società italiana di neuropsichiatria infantile, nonché promotore di innumerevoli iniziative a favore dell'infanzia. Riferendosi a lui Gabriel Levi diceva: "Pensava che bisognasse saper lavorare con i genitori, dicendo loro la verità, aiutandoli e facendosi aiutare da loro.

Ecco quindi alcune sue indicazioni sempre valide nel rapporto educativo con i propri figli.
  • Dategli meno. Hanno troppo, non c’è dubbio. Il consumismo fa scomparire il desiderio e apre le porte alla noia.
  • Quella che conta è l’intensità, non la quantità di tempo passato con i bambini. I primi venti minuti del rientro a casa dal lavoro sono fondamentali. Devono essere dedicati al colloquio e alle coccole. E non certo a chiedere dei compiti o dei risultati.
  • I giochi più educativi sono quelli che passano attraverso la fantasia della madre e le mani del padre: bastano due pezzi di legno, ma i genitori ormai non sanno più inventare.
  • Dai tre ai cinque anni è bene avviare i bimbi ai lavoretti a casa, assieme ai genitori. È utile che sappiano stirare con un piccolo ferro o attaccare un bottone.
  • Sport. Prima di tutto deve essere lui a desiderarlo. Meglio se lo fa in gruppo, facendo capire che agonismo significa emergere con fatica e non diventare campioni. Ottime due o tre ore di palestra alla settimana. Poca competizione, grande beneficio fisico.
  • Va incoraggiata la cultura artistica abituandoli al bello. Teatro, musica, arti visive creano il desiderio di migliorare. I soldi spesi per la cultura sono quelli che rendono di più.
  • Ultimo suggerimento: ho una mia teoria e forse mi prenderanno in giro. La chiamo: la donna a tre quarti del tempo. Le donne che lavorano, la maggioranza, a fine giornata pensano già ai figli, alla spesa, agli impegni di casa e rendono poco. Non sarebbe meglio lasciarle uscire mezz’ora prima? I figli, tornando da scuola, le avrebbero a casa meno stressate e più disponibili. Più che di corsi, è di questo che i bimbi hanno bisogno.



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