Salute e Benessere
Uno studio della prestigiosa Emory University, in Georgia, ha scoperto per la prima volta che non solo la lettura in generale fa bene alle capacità cognitive, ma in particolare l'immergersi in opere di vera a propria fiction.
"Le storie danno forma alla nostra vita ed in molti casi aiutano a definire la nostra personalità ed ora stiamo capendo meglio come entrano nel nostro cervello e che effetti hanno sullo stesso", ha osservato l'autore della ricerca Dr. Gregory S. Berns.
ricercatori hanno studiato il cervello di 31 studenti per una ventina di giorni sottoponendo i volontari ad esami di [bold: risonanza magnetica]: per 9 giorni i test sono stati effettuati mentre gli studenti leggevano la sera precedente all'esame almeno 30 pagine della novella-thriller 'Pompei' di Robert Harris. Dopo aver finito il libro i ragazzi sono tornati per ulteriori analisi di risonanza magnetica per altri 5 giorni.
Tutti test effettuati hanno evidenziato un aumento della connettività, in particolare nell'area della corteccia cerebrale temporale sinistra: la zona cioè collegata a ricettività e linguaggio.
L'incremento della connettività anche in altre aree cerebrali - spiega il rapporto pubblicato sulla rivista 'Brain connectivity' - suggerisce una 'somatizzazione semantica': un processo per il quale pensare ad una azione come il nuotare fa scattare le stesse sensazioni che se si nuotasse davvero.
"I cambiamenti a livello neuronale - ha detto Berns - suggeriscono che leggere una novella può letteralmente e biologicamente trasportarci nel 'corpo' del protagonista".
I cambiamenti sono durati per 5 giorni dalla conclusione della lettura, ossia durante tutto il periodo degli esami radiologici.
Ora gli studiosi vogliono scoprire se le mutazioni sono permanenti o dopo quanto svaniscono.
Fonte: Ansa
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